TULI PANO
- Irene e Lucia
- 15 apr 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 1 set 2020
Questa filastrocca è disponibile in diversi formati: testo e video animato.

Tuli Pano
Fiore in mezzo a un prato alto
io non vivo nell’asfalto,
io non vivo nell’arsura,
o nella nebbia di pianura.
Non mi inzuppo nella pioggia
e, se nevica giù a Foggia,
io non gelo sotto il ghiaccio;
vivo bene e molto piaccio!
Sono un fiore proprio sano
e ho un gran nome: Tuli Pano.
“Ci sarebbe da firmare
su un contratto secolare
per avere la tua vita!”
dice spesso MargheRita.
Tutti provano un po’ invidia
ed io invece solo accidia…
Non mi riesco a decifrare,
penso ore a cosa fare,
e tra noia e tra lamenti
io digrigno pure i denti.
Alla notte non riposo;
mi rannicchio, son pensoso…
son in ansia e non contento
e con cura mi tormento:
“Che cos’è che non mi piace?
dove vivo regna pace
un idillio di atmosfera
ed è sempre primavera!”
Ed io invece sogno monti
con marmotte agli orizzonti,
sogno d’esser stella alpina
di una valle in Valtellina!
Oppur penso all’emozione
arrampicato su un balcone,
come profumato glicine,
a provare sta vertigine!
Anzi faccio il girasole,
in un campo o nelle aiuole,
e, ogni volta che m’ispiro,
cambio idea e la testa giro.
Tento ancor d’immaginare
di stupire le zanzare
rimiranti su uno stagno
me ninfea che faccio il bagno!
E se fossi invece in posa
in un deserto come rosa?
Di sicuro i beduini
mi farebbero ampi inchini!
E così non son contento
né col sole né col vento
ho le occhiaie e sono schivo
senza neanche un buon motivo!
Quando vedo la mia mamma
lei mi dice in tutta calma
che non devo essere triste,
che ho già fatto più conquiste
e ripete ad ogni istante
che opportunità ne ho tante:
“Se vuoi fare l’invasato
tu puoi esser sradicato,
sistemato dentro a un vaso
e ripiantato anche per caso”.
Posso andare ovunque voglio
anche se non son germoglio…
Sì, ma dove, cosa, quando?
la mia testa insiste urlando…
Finché, stanco ed esaurito,
mi assopisco tramortito.
Poi in un giorno al solleone
un ronzante calabrone
si avvicina zampettando
e un motivo canticchiando.
Io mi sveglio all’improvviso;
c’è qualcosa sul mio viso
che solletica la vita,
la curiosità smarrita…
Saltellando sul mio viso
lui dipinge un bel sorriso
tra i miei petali stellati
giallo intenso e vellutati.
“Sono un bombo son toscano
fo il pittore e son berniano:
faccio arte terapia
per sconfigger l’apatia”.
…È così che ho conosciuto
sto signor gaio e paffuto.
All’inizio ero dubbioso:
“cosa vuole questo coso?”
M’è atterrato bello bello
e mi sporca col pennello!
Poi pian piano ho riflettuto
e con lui ho ripetuto:
“Non è l’esser nato altrove,
superare dure prove,
non è l’essere diverso…
a riempire il cuore perso.
L’amicizia con la flora:
lei mi nutre e mi rincuora!”
S’è rialzato meno male
quel moccioso del morale
che s’insinua con capricci
dando sempre grandi impicci.
Ho iniziato a poco a poco,
non ho fatto un sol trasloco:
la mia bocca ho in su curvato
e già il mondo s’è aggiustato!
Accessorio altolocato
quel sorriso disegnato:
ora splende la contrada
tra le gocce di rugiada.
E da quando io sorrido,
segnalando che mi fido,
le piantine più vicine
non rimangon sulle spine:
mi salutano affettuose
le più timide mimose
e mi fa bell’impressione
anche il dente di leone,
un favore o un lavoretto
chiede a volte Sir. Mughetto
e a merenda scambio idee
con bianchissime orchidee;
poi telefono a Valencia
e saluto anche l’ortensia
e infin ceno in casa Gigli
con i suoi ventuno figli.
E poi posso esser contento:
sai, mi ha trasportato il Vento!
Ero un bulbo piccolino,
mi cullava in un giardino
e poi m’ha portato qui
in un soleggiato dì.
Gl’è bastata una folata
e la vita mi è donata.
Gratitudine abbondante
or sorrido in ogni istante.
Comments